DALLA PECORA AL GOMITOLO: IL LAVAGGIO DELLA LANA.

Lana nera e marrone

Una cara amica di famiglia mi ha regalato un vello di lana di pecora appena tosato. Lei mi conosce, ne avevamo parlato e sa che mi piace mettermi in gioco e testare tutti gli antichi processi di produzione dei materiali. E’ arrivata con questo mezzo sacco viola della spazzatura. Il profumo della lana ammetto che non era proprio invitante ma i riccioli morbidi e il colore d’ebano screziato di marrone mi hanno conquistato all’istante! E’ stato amore a prima vista e non vedo l’ora di poter lavorare ai ferri il risultato di questo processo antico quasi quanto le origini dell’uomo.

La lana nera appena arrivata
La lana di un bel color nero e nocciola

So che la lavorazione della lana è molto lunga e soprattutto pesante ma questo non mi spaventa. I lavori minuziosi e di pazienza sono il mio pane quotidiano. Il risultato finale so che mi ripagherà di tutta la fatica. Devo anche tenere conto che un’esperienza così entrerà a far parte del mio bagaglio culturale e per me é assolutamente importante continuare a studiare, testare e imparare sempre nuove cose.

Una volta fatte le dovute presentazioni in famiglia “il Mio Caprone” (così è stato soprannominato!) è entrato nella GeaCasa con grande disappunto del GeaMarito. Probabilmente si è sentito defraudato della sua posizione di Maschio Alfa. Dopo poco, pero’, visto il mio entusiasmo bambino,  si è rassegnato al fatto che, volente o nolente, mi sarei comunque cimentata nell’ardua impresa. Una sua scrollata di testa e ho capito che, ormai, “Il Caprone” era parte di noi!

Ovviamente il mio entusiasmo iniziale è stato messo a dura prova dal tempo. Per poter iniziare i lavaggi della lana servivano giornate assolutamente calde e secche. La pioggia che non é venuta giù negli ultimi due mesi si è concentrata nelle due settimane successive all’arrivo del vello. Per fortuna alcuni grossi ordini mi hanno impegnato e hanno fatto trascorrere velocemente il tempo.

Quando mi sono decisa ad iniziare mi sono accorta che, al tatto, la mia lana era davvero ricchissima di lanolina.

La lanolina è un grasso emolliente e protettivo secreto dall’epidermide delle pecore. Viene utilizzata tantissimo in cosmetica e farmacia per prodotti nutrienti per la pelle. In questa prima fase di lavaggio é assolutamente indispensabile evitare di eliminare completamente la lanolina presente nella lana. Essa protegge il filato dall’infeltrimento. La lana infeltrita ha subito un processo di pulizia e centrifugazione troppo aggressivo che ha eliminato tutta la lanolina presente naturalmente.

Ho lasciato così in ammollo la lana un paio d’ore smuovendola delicatamente di tanto in tanto per far bagnare bene tutte le fibre. Dopo due ore l’acqua era marrone e puzzolentissima di feci di pecora. Ovviamente il lavaggio è stato fatto in una capiente tinozza in giardino (questo è stato il giusto compromesso con il GeaMarito).

Alla fine di questo ammollo ho estratto la lana dall’acqua, strizzandola leggermente e ho cambiato l’acqua. A questo punto ho allargato delicatamente le fibre eliminando la sporcizia accumulata dalla pecora nei mesi. I ciuffi tosati nascondevano grandi tesori che soltanto il primo lavaggio ha portato alla luce: paglia, ciuffi d’erba, palline fecali, pigne, ramoscelli e chi più ne ha più ne metta. L’ho così rimessa a bagno.

Dopo il primo risciacquo di acqua marrone l’acqua si è  di volta in volta presentata più pulita.

In totale la lana è rimasta a bagno circa 9 ore e ha subito circa 7 cambi d’acqua. All’ultimo risciaquo l’acqua di ammollo era trasparente  ma aveva ancora un velo di grasso trasparente sulla superficie. Mi sono autoconvinta che fosse il momento giusto per terminare il lavaggio e l’ho estratta, strizzata. Infine, l’ho messa ad asciugare stesa all’ombra.

Al tatto la lanolina era ancora presente. Le mie mani dopo tutto quello strizzare e movimentare la lana erano morbide e vellutate come non lo sono mai state.

Nella foto qui sotto potete vedere la lana in fase asciugatura stesa su un essiccatoio autoprodotto. Ci ha messo molto ad asciugare completamente, circa un giorno e una notte.

Ho continuato a girarla per evitare che l’acqua residua ristagnasse. Il profumo è molto buono, non puzza davvero più. Sa di aperto e di selvatico. Un profumo molto simile a quello delle lane naturali e non trattate. Direi che é molto piacevole.

Lana stesa su un essiccatoio all'ombra ad asciugare
Lana stesa su un essiccatoio all’ombra ad asciugare

Ecco infine la lana come si presenta completamente asciutta. Sono ancora evidenti residui di sporco e molti nosi ma il processo di cardatura la renderà soffice come una nuvola.

La lana alla fine del lavaggio ed asciugatura
Ecco la lana come di presenta dopo il lavaggio

 

 

 

 

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4 Comments on “DALLA PECORA AL GOMITOLO: IL LAVAGGIO DELLA LANA.

  1. E così scopro anche perchè s’infeltriscono i capi… questione di lanolina 😀
    Buona continuazione di lavorazione, brava!!!

  2. Molto interessante il racconto del lavaggio. Mi piacerebbe sapere poi come ha cardato la lana. Confesso che piacerebbe molto anche a me provare a fare questo esperimento. Peccato che mi manca la materia prima. Buon lavoro e grazie

    • Ciao Mirella! E’ il prossimo articolo che scrivero’. Ho iniziato ieri il lungo processo e sto fotografando ogni fase! Seguimi qui sul blog! Per la lana sono stata fortunata anche se stanno tornando di moda queste attività e sempre più persone tengono pecore o alpache come animali da giardino…magari la trovi anche tu! A presto!

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